A un passo dalla guerra. L’Iran ordina, Hezbollah esegue, Israele si difende

L’attacco portato ieri da Hezbollah contro una base militare delle IDF nel nord di Israele ha portato la regione sull’orlo di una guerra devastante.
Solo uno stratagemma israeliano che ha fatto credere ai terroristi libanesi di aver colpito alcuni soldati israeliani, e quindi di aver raggiunto l’obiettivo, ha evitato che la situazione degenerasse.
Inutile negare però che il problema è solo rimandato. Non si tratta di capire se ci sarà una guerra tra Hezbollah (e quindi l’Iran) e Israele, si tratta di capire solo quando ci sarà.
Sono anni che a Teheran si preparano per questa guerra, anni che gli iraniani collocano pazientemente (e sapientemente) le loro pedine attorno allo Stato Ebraico nel tentativo di prenderlo in una morsa mortale.
Israele si difende come può per evitare l’accerchiamento. Raid difensivi per evitare che armi avanzate vengano consegnate a Hezbollah, azioni segrete in Siria, in Libano e persino in Iraq. Ma soprattutto, tanta, tanta intelligence.
L’instabilità politica che sta vivendo lo Stato Ebraico non aiuta certamente a risolvere il problema. Se ieri non c’è stata una massiccia risposta israeliana è solo perché fino al prossimo 17 settembre, quando cioè in Israele si terranno nuove elezioni, a Gerusalemme non c’è un Governo in grado di innescare un conflitto su larga scala.
O meglio, è preferibile evitarlo perché per affrontare un conflitto di quel genere è bene avere un governo pienamente in carica e con pieni poteri decisionali.
Lo sanno benissimo a Teheran, sanno che il loro tempo sta per scadere. Sanno che quando e se a Gerusalemme ci sarà un governo legittimato a prendere gravi decisioni, per loro la situazione si farà difficile.
Per ora Israele continua a difendersi, a compiere solo quelle azioni strettamente necessarie a non concedere ai nemici un vantaggio strategico importante.
Ma quando la situazione politica si sarà chiarita la musica cambierà. Perché, se c’è una cosa certa, questa è l’intenzione iraniana di attaccare Israele su più fronti. Gli Ayatollah lo hanno detto in più di una occasione e si muovono indubitabilmente in tal senso.
Stupisce piuttosto che vi siano paesi occidentali che, nonostante le intenzioni iraniane siano più che chiare, fanno di tutto per favorire Teheran. Fanno finta di non vedere quello che l’Iran sta preparando per Israele. E questo è davvero grave.
Le prossime due settimane saranno giornate di fuoco. L’intelligence israeliana prevede il moltiplicarsi degli attacchi prima delle elezioni del 17 settembre.
E non solo attacchi a nord, ma anche attacchi dal fronte di Gaza dove Hamas ormai ha giurato fedeltà a Teheran. Una fedeltà che frutta al gruppo terrorista che tiene in ostaggio la Striscia di Gaza qualcosa come 36 milioni di dollari al mese, armi e missili.
Non ci si può più nascondere dietro a un dito come sta facendo vergognosamente la comunità internazionale. La guerra è a un passo. Un guerra che Israele non vorrebbe ma che oggettivamente non può evitare se vuole sopravvivere. Perché è la sopravvivenza di Israele ad essere in pericolo.
È questo che forse non viene percepito nelle cancellerie occidentali, è questo che sfugge nel sottovalutare la gravità del momento.
Da un lato c’è un Paese, l’Iran, che da anni sta preparando l’attacco allo Stato Ebraico che, dall’altro lato, ha il diritto e il dovere di difendersi. Non può non essere chiaro questo concetto.
E spero che sia chiaro quando finalmente Israele deciderà che non potendo più permettere all’Iran di posizionare le sue pedine passerà all’azione. Si chiama legittima difesa.

Politicamente non schierato. Voto chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l’Italia. Studio tutto quanto riguarda il Medio Oriente e l’Africa centrale.