Ma quali guerrafondai: Netanyahu e Trump hanno sbagliato tutto

Se c’è un appunto che si può fare a Benjamin Netanyahu, a dispetto di come viene descritto in giro per il mondo, è che fino ad oggi è stato troppo poco “guerrafondaio”.
Ha risparmiato per troppe volte Hamas e oggi i terroristi che tengono in ostaggio la Striscia di Gaza possono definirsi “la prima linea di difesa dell’Iran”.
Si è mosso bene in Siria, ma pochi attacchi isolati su obiettivi iraniani non hanno impedito a Teheran di consegnare armi e missili a Hezbollah e di posizionare migliaia di miliziani a ridosso del confine con Israele.
Ha navigato in acque pericolose con il freno a mano tirato quando invece avrebbe dovuto accelerare e questo ha aumentato i rischi per Israele che oggi si trova letteralmente accerchiato.
Vero, Israele è sempre stato accerchiato, ma mai come ora rischia un attacco su più fronti proprio perché Netanyahu con la sua politica di cercare di evitare lo scontro aperto ha permesso ai suoi nemici di rafforzarsi e di diventare sempre più minacciosi lungo tutti i confini.
È lo stesso appunto che si potrebbe fare al Presidente americano Donald Trump. Anche lui viene descritto come un “guerrafondaio” ma fino ad oggi ha abbaiato tanto ma non ha mai morso. Anzi, a ben vedere ha morso molto meno di un certo Barack Obama premio Nobel per la pace.
Solo che l’oste presenta sempre il conto. Questo tergiversare, questo agire di fioretto quando bisognerebbe usare la scimitarra, rischia di peggiorare le cose.
La prudenza di Netanyahu e di Trump non ha dato alla fine i frutti sperati. Oggi Israele ha decine di migliaia di missili puntati contro, sia da nord che da sud. Decine di migliaia di miliziani legati a Teheran spingono sul Golan pronti ad entrare in Israele alla prima occasione.
Hamas e la jihad Islamica a sud, Hezbollah e la Brigata di Liberazione del Golan a nord, continuano a costruire tunnel e a ricevere armi nonostante le decine di raid aerei compiuti dall’aviazione israeliana.
Israele si è messo nella posizione di perdere molta della sua supremazia militare e della sua deterrenza perché quando era il momento Netanyahu ha esitato.
Certo, quello israeliano rimane l’esercito più potente in Medio Oriente, ma essendo un esercito regolare e non una manica di terroristi, non può agire senza tenere conto delle conseguenze delle sue azioni. E questo purtroppo limita di molto il vantaggio militare israeliano, una limitazione che i terroristi legati a Teheran non hanno.
Diciamocelo chiaramente, l’Iran si è mosso molto bene in questi anni e ha creato le condizioni per poter diventare una minaccia credibile e pericolosissima per lo Stato Ebraico. E lo ha fatto sfruttando al meglio le esitazioni di Netanyahu e di Trump.
Teheran non si sporca nemmeno le mani, paga e arma i suoi numerosi proxy per farlo.

E adesso come se ne esce?

Negare l’accerchiamento militare di Israele è un errore, esattamente come confidare sulla schiacciante supremazia militare solo come mezzo di deterrenza. Ora le minacce non servono più a niente. È troppo tardi. Ora servono i fatti.
Prima di tutto è ora che Netanyahu cominci ad ascoltare i suoi consiglieri militari. Avidgor Lieberman si è dimesso perché Netanyahu non ha voluto schiacciare Hamas quando era il momento giusto. All’epoca difendemmo la scelta del Premier, sbagliando la nostra valutazione. Oggi possiamo dire che se Netanyahu avesse seguito Lieberman con molta probabilità Israele sarebbe molto più sicuro.
Certo, ci sarebbero state una infinità di critiche internazionali, ma tanto quelle ci sono sempre e comunque, qualunque cosa faccia Israele.
È vero anche che sicuramente ci sarebbero state delle perdite umane, ma oggi quelle perdite potrebbero essere maggiori.
Netanyahu continua a voler trattare con Hamas per scongiurare l’apertura di un fronte a sud. Beh, lo shopping che i terroristi di Gaza sono andati a fare a Teheran e le loro dichiarazione confermano che trattare con Hamas è un errore.
Se davvero vuoi evitare un fronte sud devi schiacciare Hamas e nel farlo devi usare tutta la tua potenza militare. Chi pensa di attaccarti deve vedere a cosa va incontro. Diversamente la deterrenza va a farsi benedire. Dimostri solo di essere vulnerabile.
La visita dei dirigenti di Hamas a Teheran offre a Netanyahu un’altra occasione per agire. Ci saranno perdite? Si, come in ogni guerra. Moriranno dei civili palestinesi? Sicuramente, Hamas li usa come scudi umani. Ci saranno le condanne internazionali? Che ve lo dico a fare? Ma continuare a tergiversare e sperare in un accordo con Hamas significa fare il gioco iraniano.
Più si aspetta e più alto sarà il numero delle perdite da mettere in conto. Qui non si tratta di fare un atto di prepotenza, si tratta di difendere Israele da una minaccia credibile e sempre più incombente.
Il tempo della diplomazia è finito, ora bisogna diventare guerrafondai. Ora il nemico va schiacciato usando tutta la potenza che si ha a disposizione. E se la comunità internazionale non è d’accordo se ne dovrà fare una ragione. D’altra parte se si è arrivati a questo punto è anche colpa della cosiddetta “comunità internazionale”.