Manifestazioni in Iran: la gente torna ad urlare «morte al dittatore»

manifestazioni in iran

Organizzare manifestazioni in Iran è un gioco molto pericoloso. Si rischia di finire anni e anni in carcere e se proprio va male si rischia la forca. Ma il popolo iraniano è così esasperato che piuttosto che rimanere silente contro un regime che lo sta affamando è disposto a rischiare il carcere e persino la forca pur di manifestare il suo dissenso.
Ieri manifestazioni sono state organizzate in diverse aree del Paese per protestare contro la sempre più grave crisi economica che attanaglia l’Iran, una crisi che si aggraverà quando tra poco scatteranno le sanzioni americane seguite all’uscita degli USA dall’accordo sul nucleare iraniano. E per la prima volta dal 2009 è tornato il grido «morte al dittatore».

Secondo l’agenzia IRNA le proteste sono scoppiate nelle città di Sari, Shiraz, Ahavz e Mashhad. Non si tratta di manifestazioni di protesta oceaniche. Solo poche centinaia di intrepidi hanno sfidato la milizia Basij prontamente intervenuta per sedare l’accenno di rivolta. Ma il numero delle manifestazioni e delle città interessate cresce giorno dopo giorno e ormai è un fatto che il regime iraniano non può più nascondere.
Questa volta non è il “Movimento verde” a protestare o a dare il via alle proteste, questa volta non c’è una ragione politica dietro alle manifestazioni in Iran, non sono manifestazioni “organizzate” ma spontanee. Questa volta la protesta parte veramente dal basso, dalla classe operaia, dai contadini, da quella grande fetta di popolazione che vorrebbe qualcosa in più da mangiare sul piatto e che invece è ormai ridotta alla fame. E’ il bacino dei voti degli Ayatollah a protestare e non gli istruiti studenti di Teheran. Per questo il regime ha paura e cerca in tutti i modi di nascondere le proteste.
Ma ormai le manifestazioni in Iran, sebbene non oceaniche, stanno interessando decine di città. Non mancano gli scioperi e le proteste davanti alle fabbriche.
Intanto ieri il Rial iraniano è sceso al suo minimo storico, una caduta libera che non si ferma in attesta della partenza delle sanzioni americane. E in tutto questo stona il disinteresse dei media occidentali che non danno alcuna notizia sulle crescenti manifestazioni in Iran. Forse perché gli iraniani non sono palestinesi.