Odiano Israele e amano regimi e terroristi islamici. Per un vecchio europeista come il sottoscritto è difficile ammettere che in Unione Europea non cambia nulla.
Il nuovo Ministro degli esteri europei, Josep Borrell, lunedì scorso è volato a Teheran per promettere agli Ayatollah che l’Unione Europea estenderà indefinitamente il termine per risolvere le controversie sull’accordo nucleare (JCPOA) per evitare di dover andare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e innescare nuove sanzioni.
È una vera e propria capitolazione di Bruxelles di fronte ad uno dei più sanguinari regimi islamici, un regime che ha come obiettivo dichiarato quello di distruggere Israele e che, per farlo, ha ripreso in pieno la sua corsa verso l’arma nucleare.
Poche ore dopo, martedì, non appena tornato da Teheran lo stesso Josep Borrell rilasciava una durissima dichiarazione nella quale affermava che la UE rigettava in toto il piano di pace americano per il Medio Oriente.
Secondo Borrell il piano di Trump «si discosta dai parametri concordati a livello internazionale» in quanto non prevede Gerusalemme Est come capitale della Palestina, non prevede il ritorno ai confini del 1967 e infine non prevede il cosiddetto “diritto al ritorno” per milioni di arabi che però sono nati e cresciuti in altri Paesi e che quindi, secondo il Diritto Internazionale, non hanno alcun Diritto al ritorno.
Josep Borrell (e quindi la UE che rappresenta) fa sua la linea di Abu Mazen e soprattutto dei nemici di Israele che vorrebbero tenere il piccolo Stato Ebraico continuamente sotto pressione pretendendo di imporre condizioni che non ci sono più da oltre 70 anni e che neppure i Paesi arabi pretendono più.
«Per costruire una pace giusta e duratura, le questioni irrisolte sullo status finale devono essere decise attraverso negoziati diretti tra le due parti. Ciò include in particolare le questioni relative ai confini, lo status di Gerusalemme, la sicurezza e la questione dei rifugiati», ha affermato Borrell nella sua dichiarazione.
Poco sembra importare al Ministro degli esteri europeo che una della due parti (quella palestinese) non ha nessuna intenzione né di trattare con Israele né, tanto meno, di costruire un proprio Stato.
Quindi, piena collaborazione con l’Iran che sta costruendo la bomba atomica per distruggere Israele, piena collaborazione con l’Autorità Palestinese che elargisce cospicui vitalizi ai terroristi che uccidono civili israeliani, zero collaborazione con Israele, cioè con l’unica democrazia in Medio Oriente.
Ci si aspettava dall’Europa un dura presa di posizione contro la ripresa dell’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran, ci aspettava una qualche dichiarazione contro l’invasione della Siria da parte della Turchia, ci si aspettava una qualche iniziativa in Libia. I più ottimisti (come il sottoscritto) si aspettavano anche una presa di posizione contro la durissima repressione delle manifestazioni in Iran.
Nulla di tutto questo è avvenuto, anzi, la UE ha fatto l’unica cosa che sa fare bene: odiare Israele e fare a bacini con i regimi e i terroristi islamici.
La risposta del Ministero degli esteri israeliano, affidata ad una nota, sintetizza benissimo la situazione.
«Il fatto che il capo della politica estera dell’UE abbia scelto di usare un linguaggio così minaccioso nei confronti di Israele poco dopo essere entrato in carica e poche ore dopo il suo giro di incontri in Iran, è a dir poco sfortunato», si legge nella nota. «La promozione di tali politiche e pratiche è il modo migliore per garantire che il ruolo dell’UE in qualsiasi processo di pace sia minimo» conclude la nota.
Poi a Bruxelles di lamentano se in Europa cresce il sentimento anti-UE, se in molti Stati si sta discutendo se uscire da questo carrozzone ormai paragonabile solo alle Nazioni Unite in quanto a inutilità. Se ami i regimi e i terroristi islamici e odi le democrazie è il minimo che ti puoi aspettare.