L’Unione Europea deve imparare a vivere con Erdogan. Questo è il titolo di un editoriale apparso questa mattina su Daily Sabah, uno dei maggiori quotidiani turchi vicini al regime di Ankara.
Ieri Erdogan ha incontrato i vertici dell’Unione Europea a Varna, in Bulgaria. All’ordine del giorno la discussione sul processo di adesione della Turchia all’Unione Europea che nonostante le tante malefatte del dittatore turco, le tante violazioni dei Diritti Umani e la palese islamizzazione della società turca, continua incredibilmente ad andare avanti.
L’Unione Europea era rappresentata ai massimi livelli, a partire dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker.
Nell’editoriale firmato da Ilnur Cevik, una delle firme di punta del giornalismo turco, si afferma che la Grecia e Cipro stanno «ulteriormente inquinando l’atmosfera tra Ankara e Bruxelles» mentre si sostiene che l’attuale stato di emergenza in Turchia, che a tante violazioni dei Diritti Umani ha portato, sarebbe «vitale per risolvere il caos creato dal tentativo di golpe del 15 luglio 2016 da parte dell’Organizzazione del Terrore Gülenista (FETO) e a creare un ambiente sicuro e protetto nel Paese» e che quindi, in sostanza, l’Europa dovrebbe “comprendere” le misure interne prese da Erdogan.
Poi con molta sicurezza Ilnur Cevik afferma che «non è un segreto che FETO abbia trovato rifugio in molti paesi europei, con grande sgomento di Ankara. La cosa triste è che i funzionari e i leader degli stati membri dell’UE hanno omesso di applaudire il popolo turco per aver resistito ai carri armati durante il tentativo di colpo di stato e aver sacrificato la loro vita per la democrazia».
Insomma, gli europei non solo non capiscono le misure prese da Erdogan, non solo non hanno gioito quando il (finto) golpe è stato fermato, ma hanno addirittura dato rifugio ai golpisti.
Poi il buon Ilnur Cevik tira fuori il coniglio dal cilindro e passa direttamente all’attacco di Unione Europea e addirittura degli Stati Uniti quando scrive che «il fatto che molti paesi della UE abbiano cercato di dissuadere Ankara dal lanciare un’operazione militare per annientare le Unità di protezione del popolo (YPG) affiliate al PKK nella regione siriana settentrionale di Afrin ha creato sgomento nel pubblico turco. Il fatto che la Turchia abbia scoperto enormi, costose e sofisticate difese in mano al YPG ad Afrin ha creato profondi sospetti in Turchia in merito al fatto che i terroristi del YPG siano stati finanziati da alcuni paesi membri dell’UE e dagli Stati Uniti».
Poi passa direttamente alle minacce quando scrive che «eppure il grande successo di Afrin ha messo Erdogan in una posizione di forza quando si è seduto con i funzionari dell’UE. Adesso vedono il peso politico e militare della Turchia e si rendono conto che questo potrebbe essere un vantaggio tanto quanto può trasformarsi in una seria responsabilità per loro. La Turchia non solo fa guerra ai terroristi, ma ha anche assorbito 3 milioni di rifugiati siriani fuggiti dalla sanguinosa guerra civile nel loro paese. La Turchia è servita da cuscinetto per l’UE per fermare la marea dei rifugiati siriani che volevano raggiungere l’Europa. Devono molto alla Turchia».
In un solo paragrafo si esalta la potenza militare turca, si mette in guardia l’Europa dal non considerarla avvertendo che se gli europei non lo considereranno un vantaggio ci dovranno fare i conti, e infine si tira fuori sfacciatamente il ricatto dei rifugiati siriani.
Ora, se un editoriale del genere fosse uscito in un quotidiano qualsiasi, magari firmato da un giornalista qualsiasi, ci si sarebbe pure potuto anche scherzare sopra. Ma Daily Sabah non è un quotidiano qualsiasi e Ilnur Cevik non è un giornalista qualsiasi. Sono la voce di Erdogan, quella che negli ultimi tempi è stata la più vicina al regime turco, quella che ha giustificato in tutti i modi le centinaia di arresti di cittadini colpevoli di aver criticato Erdogan sui social media arrivando addirittura ad esaltare la durissima repressione nei confronti della dissidenza pacifica al regime di Erdogan.
E se a volte in Europa dovessero pensare che le minacce turche, nemmeno troppo velate, nei confronti dell’Unione Europea fossero solo un mezzo di pressione, sarebbe bene che a Bruxelles ricordino che negli ultimi mesi il dittatore turco alle minacce ha fatto sempre seguire i fatti senza curarsi di niente e di nessuno, nemmeno degli alleati americani che addirittura accusano di connivenza con i “terroristi”.
La pericolosità di Erdogan è palpabile, lo vedremo anche nelle prossime ore dato che il dittatore turco ha promesso di attaccare anche il nord Iraq curdo. Continuare solo a parlare con lui è un affronto a tutti i concetti su cui si basa l’Unione Europea.