Dare fiducia ai regimi islamici è un po’ come puntare tutti i nostri averi sullo zero alla roulette e sperare che la pallina si fermi su quel numerino tanto magico quanto improbabile. Purtroppo questa è la triste verità. E’ sempre stato così e anche gli ultimi avvenimenti in Medio Oriente ce lo dimostrano ampiamente.
Ora, succede che Re Salman dell’Arabia Saudita, dopo che per mesi era rimasto praticamente in silenzio lasciando che a portare avanti la politica saudita fosse il Principe ereditario, Mohammed bin Salman (MBS), bravissimo nel tessere la tela anti-iraniana e a lanciare importanti aperture verso Israele e l’occidente, se ne esce con una clamorosa quanto inaspettata dichiarazione che rimette tutto in discussione.
A riportarlo (non smentita) è la Reuters che un paio di giorni fa pubblicava un articolo (1) nel quale il Re saudita rassicurava gli alleati arabi, in primis l’Autorità Palestinese, sul fatto che l’Arabia Saudita non avrebbe mai accettato un piano per il Medio Oriente nel quale non vi fossero compresi lo status di Gerusalemme Est quale capitale della Palestina e il ritorno dei cosiddetti “profughi palestinesi”.
Quello di Re Salman è un repentino passo indietro rispetto all’impressionate lavoro fatto da Mohammed bin Salman in collaborazione con il genero del Presidente Trump, Jared Kushner, che aveva portato a una prima bossa di accordo poi confermata a grandi linee anche dai successivi incontri, un accordo in nove punti che però non prevedeva né Gerusalemme est come capitale della futura Palestina né accennava al ritorno dei cosiddetti “profughi palestinesi”.
«In Arabia Saudita è il Re a decidere su questi temi, non il principe ereditario» dice un funzionario saudita alla Reuters, «l’errore degli Stati Uniti è stato quello di pensare che un Paese potesse fare pressione sugli altri per convincerli a cedere su questi punti, ma non si tratta di far pressione, nessun leader arabo può fare concessioni su Gerusalemme o sulla Palestina» ha concluso il funzionario saudita.
Re Salman avrebbe fatto un importante passo indietro anche sugli aiuti alla Autorità Palestinese che il Principe ereditario aveva praticamente bloccato nel tentativo di convincerli ad accettare il piano di pace americano. Confermando quanto detto durante la conferenza della Lega araba del 2018 intitolata non a caso “The Jerusalem Summit” durante la quale il Re saudita aveva promesso di non abbandonare i palestinesi, ha confermato una donazione di 200 milioni di dollari alla Autorità Palestinese.
Tutto da rifare?
Nonostante l’importante passo indietro di Re Salman sia passato in sordina sulla stampa internazionale e in parte anche su quella israeliana (fa eccezione il Times of Israel), la dichiarazione non è sfuggita a chi in Israele da mesi lavora al piano di pace americano per il Medio Oriente anche e soprattutto con l’intenzione di accantonare il “problema palestinese” per dedicarsi al ben più importante “problema iraniano”, un problema comune proprio con i sauditi.
Tutta la politica del Governo israeliano degli ultimi mesi, compresa quella molto prudente con Hamas, è stata configurata dando per scontato che almeno su quel punto ci fosse l’appoggio dell’Arabia Saudita. Ora purtroppo si scopre che non è così e che gli arabi vorrebbero che Israele risolvesse per loro il problema iraniano senza però rinunciare a nulla. Un peccato d’ingenuità che ora ribalta le carte in tavola.
Cosa succede ora?
Nelle scorse ore la “diplomazia occulta” d’Israele si è mossa alacremente per capire se effettivamente il principe ereditario, Mohammed bin Salman, non sia più in grado di parlare per nome e per conto dell’Arabia Saudita e se Re Salman l’abbia effettivamente scavalcato. Questo è un punto molto importante da comprendere per decidere come Israele si dovrà comportare, soprattutto con Hamas.
Ciò non toglie, naturalmente, che il problema principale per lo Stato Ebraico rimanga l’Iran e il suo posizionamento in Siria, ai confini con Israele, ma potrebbe cambiare l’approccio israeliano verso i terroristi che tengono in ostaggio la Striscia di Gaza.
In Israele chiunque sa che non ci si può fidare dei regimi islamici, specialmente di quelli arabi, ma un passo indietro così deciso da parte dei sauditi nessuno se lo aspettava. E purtroppo nessuno pensa che si tratti di una “sparata” per calmierare l’opinione pubblica araba ma che si tratti effettivamente di un pesante ripensamento. Che sia tutto da rifare?