Siamo proprio sicuri che sia l’Iran la vera minaccia?

L’Iran minaccia Israele. L’Iran minaccia il mondo libero. Chi non sarebbe d’accordo con queste affermazioni? Chi non vede nelle manovre iraniane in Medio Oriente una seria minaccia non solo alla democrazia israeliana ma anche al resto del mondo?
È così evidente che solo un pazzo lo potrebbe negare. Ma dove si ferma la minaccia iraniana e inizia quella araba? Dove si ferma la voglia espansionista di Teheran e inizia quella di Riad e degli altri Paesi arabi e musulmani?
Siamo così impegnati a immaginare le mosse di Teheran e a studiare le contromisure per bloccarle che non guardiamo a tutto il resto che succede nel mondo arabo e più in generale in quello musulmano.
Qualche giorno fa alla Mecca, organizzati da Re Salman dell’Arabia Saudita, si sono tenuti ben tre vertici di altissimo livello senza che in occidente se ne parlasse. Il primo era un vertice urgente dei Paesi del Golfo al quale è stato invitato a sorpresa anche il Qatar. Il secondo era un incontro tra tutti i Paesi arabi compresi quelli del nord Africa, mentre il terzo era una riunione urgente della Organizzazione per la cooperazione islamica.
A dispetto di quanto i più ottimisti prevedevano, tutti i Paesi arabi e quelli musulmani (non tutti i musulmani sono arabi), hanno respinto il cosiddetto “piano del secolo”, cioè il piano di pace americano per il Medio Oriente che nessuno ancora ha letto anche se molti dettagli sono noti.
È stato respinto a prescindere perché secondo arabi e musulmani penalizza i palestinesi e favorisce Israele oltre a mettere una pietra tombale sulla teoria dei due stati.
Tutti i partecipanti, nessuno escluso, hanno poi condannato (di nuovo) la decisione del Presidente Trump di trasferire l’ambasciata americana a Gerusalemme.
Ma soprattutto nei tre vertici si è parlato del “pericolo iraniano”, il leitmotiv del momento, quello che preoccupa maggiormente i Paesi del Golfo più che gli altri Paesi musulmani, quel pericolo che ha avvicinato gli arabi a Israele e che ha portato gli stessi arabi ad aprire diversi canali di comunicazione con Gerusalemme.
Ora, capite che in tutto questo c’è qualcosa che non va. Da un lato tutti gli arabi e i musulmani, nessuno escluso, rifiutano sia il piano americano che il riconoscimento americano di Gerusalemme quale capita di Israele. Dall’altro però intrattengono rapporti (più o meno alla luce del sole) con lo Stato Ebraico, non perché sono diventati improvvisamente tutti estimatori della democrazia israeliana, quanto piuttosto perché vedono in Israele l’unico in grado di fare veramente male agli iraniani. Tradotto: vorrebbero la botte piena e la moglie ubriaca.
Ma limitarsi a queste considerazioni, tutto sommato ovvie, sarebbe riduttivo. Mentre tutti vedono con chiarezza il pericolo iraniano, pochi vedono quello saudita o quello turco.
Anzi, arrivati a questo punto forse sarebbe il caso di fare altre considerazioni.
Molti anni fa un importante membro della resistenza iraniana rifugiatosi in Italia (la vera resistenza, non quella del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana o NCRI o anche detti Mojahedin del Popolo Iraniano), mi spiegò la differenza tra la gente persiana e quella araba (e turca). Mi disse: «vedi, il popolo iraniano non odia gli israeliani, al contrario, li invidia. Sono gli Ayatollah ad odiare Israele. Al contrario, il popolo arabo odia profondamente gli ebrei perché da sempre gli hanno insegnato che Allah vuole questo. E mentre i leader arabi contrattano sottobanco con i leader israeliani, l’odio arabo verso gli ebrei non accenna a diminuire».
Da un lato abbiamo quindi una leadership (quella iraniana degli Ayatollah) che odia profondamente Israele per quello che rappresenta, ma non è seguita in questo odio dalla gente comune, mentre dall’altro abbiamo un’altra leadership, quella araba, che per convenienza tratta con gli israeliani ma non è seguita in questo dal loro popolo che invece li odia. Lo stesso identico discorso vale per l’occidente, o meglio, per il mondo libero. Capirete come tutto questo sia un paradosso.
Temiamo i persiani per via degli Ayatollah ma non per quello che pensa la gente di Israele e del mondo libero, e non temiamo gli arabi perché la loro leadership è riuscita a convincerci che l’unico vero pericolo solo gli iraniani, quando miliardi di musulmani odiano visceralmente Israele e il mondo libero per quello che rappresentano.
Cerchiamo di intenderci: non sto dicendo che il pericolo iraniano non sia una cosa reale. Lo è eccome. Sto dicendo che però forse sottovalutiamo il pericolo arabo-musulmano.
Mentre in Iran c’è una profonda differenza tra quello che pensano gli Ayatollah e quello che pensa la gente di Israele e dell’occidente, nei Paesi arabi questa differenza non c’è. L’odio anti-israeliano e anti-occidentale è molto più radicato nel mondo sunnita di quanto non lo sia in quello sciita.
Ora gli eventi ci portano a pensare gli arabi sono buoni e i persiani sono cattivi, che con gli arabi si può trattare ma non con i persiani, che possiamo armare gli arabi ma non i persiani.
Siamo sicuri? Siamo proprio sicuri che il vero pericolo per Israele e per il mondo libero siano gli iraniani e non gli arabi? Quello che sta facendo Erdogan è pacifico? L’Arabia Saudita e le monarchie del Golfo possono veramente essere considerate “amiche” dell’occidente?
Al Qaeda, ISIS e gli altri gruppi terroristici non sono finanziati dal petrolio iraniano ma da quello arabo. Le centinaia di moschee e i centri islamici che crescono come funghi in ogni continente, non sono costruiti con i soldi persiani ma con quelli arabi e turchi.
Quel vecchio amico iraniano mi disse un’altra cosa: «se in Iran abbattessero il regime degli Ayatollah scoppierebbe la democrazia. Se la stessa cosa avvenisse in un qualsiasi paese arabo, un regime teocratico sarebbe sostituito da un altro regime teocratico sicuramente più duro di quello precedente». Lo abbiamo visto con le cosiddette “primavere arabe”.
Sono forse gli iraniani che cercano di esportare l’Islam in tutto il mondo, oppure sono gli arabi? Certo, anche gli Ayatollah lo vorrebbero, ma quelli che lo stanno veramente facendo sono i Fratelli Musulmani, i salafiti e gli wahabiti, non gli iraniani. Quello che l’occidente si sta allevando in seno non ha nulla a che vedere con gli iraniani.
Lo ripeto a scanso di equivoci: non sto cercando di ridimensionare il pericolo rappresentato dagli Ayatollah iraniani, specialmente nell’immediato e per quanto riguarda Israele, sto solo dicendo che forse siamo così presi a demonizzare il “nemico iraniano” da non vedere tutto il resto. E non è un bel vedere.

Politicamente non schierato. Voto chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l’Italia. Studio tutto quanto riguarda il Medio Oriente e l’Africa centrale.