Bruxelles 8 settembre 2020 – L’Unione Europea ha espresso “sconcerto, seria preoccupazione e rammarico” per l’impegno preso dalla Serbia di spostare la sua ambasciata in Israele a Gerusalemme.
Secondo i negoziatori europei una tale decisione potrebbe compromettere in modo serio i colloqui tra Serbia e Kosovo in quanto quest’ultimo, di fede musulmana e attualmente aiutato pesantemente dalla Fratellanza Musulmana (Turchia), potrebbe ritirarsi dai suddetti colloqui se Belgrado proseguirà su questa linea.
In realtà questa è una paura tutta ed esclusivamente europea. Solo pochi giorni fa il presidente serbo, Aleksandar Vucic, e il primo ministro del Kosovo, Avdullah Hoti, si sono incontrati a Bruxelles per finalizzare al meglio le decisioni prese in un precedente incontro a Washington, incontro che ha portato alla firma di un accordo volto a migliorare le relazioni economiche tra i due stati, primo passo per un reciproco riconoscimento.
Al Kosovo non importa nulla di quello che fa la Serbia con la sua ambasciata in Israele, è l’Unione Europea a non volere questa decisione.
“La UE si aspetta dai potenziali membri come la Serbia che si allineino con le sue posizioni in politica estera”
“In questo contesto, qualsiasi passo diplomatico che possa mettere in discussione la posizione comune dell’UE su Gerusalemme è motivo di grave preoccupazione e rammarico”, ha detto ai giornalisti a Bruxelles il portavoce dell’UE per gli affari esteri Peter Stano.
A Stano risponde a stretto giro di posta Sharren Haskel, membro della commissione parlamentare israeliana per gli affari esteri il quale ha detto che “i tentativi della UE di educare la Serbia e il Kosovo sono scioccanti”, e ha accusato l’Unione Europea “di criticare ripetutamente lo stato di Israele e di mettere in discussione la sua stessa esistenza”.
E poi Sharren Haskel ha lanciato un appello agli altri Stati: “chiedo ad altri paesi … di trasferire le loro ambasciate a Gerusalemme, l’eterna capitale del popolo ebraico” ha detto Haskel.
Siamo quindi di fronte all’ennesimo gravissimo atto dell’Unione Europea contro Israele. Forse a Bruxelles farebbero meglio a guardare dove finiscono le centinaia di milioni di euro che ogni anno l’Europa dona a fondo perduto alle casse di Abu Mazen e dei boss palestinesi.