Caracas, Venezuela (Rights Reporter) – Camion per la distribuzione di alimentari attaccati, allevamenti di bestiame presi d’assalto dalla folla affamata, mercati saccheggiati. Le proteste in Venezuela non sono nemmeno più per chiedere le dimissioni di Maduro, non è la società media della capitale o delle grandi città ad organizzarle, è la povera gente che ha fame.
Carlos Del Pino fa il camionista, trasporta generi alimentarie guadagna l’equivalente di 100 dollari al mese, uno stipendio di tutto rispetto in Venezuela che gli permette di mantenere moglie e due figli. Del Pino racconta l’ultimo assalto al suo camion. «Ero appena uscito dal porto di Puerto Cabello (il più grande del Paese n.d.r.) quando una folla di venti persone ha bloccato il mio furgone e lo ha preso d’assalto. Uno di loro mi teneva sotto tiro mentre gli altri saccheggiavano il furgone. Continuava a ripetere che non voleva farmi del male ma che loro avevano fame. Hanno preso sacchi di mais e di farina».
Quello raccontato da Del Pino è solo uno dei tanti episodi di saccheggio avvenuti nel mese di gennaio. Saccheggiano per mangiare. Qualche giorno fa un video che mostrava alcuni venezuelani uccidere una mucca a sassate e a macete mentre urlavano di avere fame è diventato velocemente virale su Twitter. Ma quello era solo uno dei numerosi attacchi agli allevamenti di bestiame che quotidianamente avvengono in Venezuela. Gli allevatori denunciano decine di attacchi, 110 solo nella prima metà del mese. Pochi giorni fa una telecamera ha ripreso l’assalto di una folla di persone a un negozio di gastronomia nella città di Barquisimeto. Hanno potuto prendere poco perché non c’era un gran che nel negozio (come in tutti i negozi del Venezuela), ma la gente è talmente affamata che brucherebbe l’erba.
Il regime accusa i “gringos”
Il regime di Maduro intanto incolpa i “gringos” per la situazione in cui si trova il Venezuela. Sono i “gringos” che secondo il leader del partito socialista, Diosdado Cabello, affamano il popolo venezuelano e impediscono che gli alimentari arrivino in Venezuela,. Ma ormai a questa scusa non ci crede più nessuno, nemmeno quella parte di popolazione che vive fuori dalle città che fino ad oggi non ha contestato apertamente il regime di Maduro. Ormai tutti hanno capito che la situazione del Venezuela, uno dei Paesi più ricchi del Sudamerica, è il frutto di due decenni di politica socialista dissennata e non dei “gringos”.
La “rivoluzione del maiale”
Secondo Roberto Briceno Leon, direttore dell’Osservatorio venezuelano per violenze, non è solo una questione di povertà. Anche chi avrebbe il denaro per comprare derrate alimentari non le trova e quando le trova hanno prezzi inarrivabili per una persona che guadagna mediamente tre dollari al giorno. L’inflazione in Venezuela è stata del 2.600 per cento nel 2017 (fonti del Fondo Monetario Internazionale) e quest’anno si prevede che arriverà a picchi impensabili. «La chiamano la “rivoluzione del maiale” per distinguerla dai disordini di qualche tempo fa» ci dice Briceno Leon. «Questi non sono disordini politici, questi sono disordini per fame e potenzialmente sono molto più pericolosi di quelli visti i mesi scorsi nella capitale e nelle città che avevano anche una componente politica» continua il Diretto dell’Osservatorio venezuelano per le violenze. «La gente ha semplicemente fame» conclude poi quasi serafico.